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Banche
13 nov 2025
3 segnali che il tuo private banker è pagato per far diventare più ricca la banca (e non te)
Il private banking è un servizio che promette esclusività, attenzione personalizzata e strategie di investimento su misura.
Ma dietro la superficie elegante e il linguaggio raffinato, c’è una verità che molti ignorano: il private banker non è un consulente indipendente.
È un dipendente della banca, e il suo obiettivo principale non è far crescere il tuo patrimonio, ma contribuire alla redditività dell’istituto che lo paga.
Questo non significa che manchi di professionalità.
Anzi, spesso si tratta di figure preparate e competenti.
Il problema è il modello di incentivi: chi ti consiglia è pagato per collocare prodotti, non per massimizzare il tuo rendimento netto.
E quando l’interesse del cliente e quello della banca non coincidono, il rischio è che le decisioni vengano guidate più dai margini che dalla qualità della consulenza.
Ecco tre segnali concreti per capire se il tuo private banker lavora davvero per te o per la banca.
1. Ti propone sempre prodotti della banca (o del gruppo a cui appartiene)
È il segnale più evidente, e anche il più trascurato.
Molti clienti pensano che i prodotti “della casa” siano sinonimo di affidabilità o di condizioni vantaggiose. In realtà, nella maggior parte dei casi, sono semplicemente più redditizi per la banca.
Le gestioni patrimoniali, i fondi comuni e le polizze finanziarie collocate dalle grandi banche contengono costi di gestione ricorrenti che vengono retrocessi, in parte, all’istituto stesso.
Ogni anno, una percentuale del tuo rendimento — spesso intorno al 2% — viene prelevata in commissioni, indipendentemente dall’andamento dei mercati.
Nel lungo periodo, anche differenze di costo apparentemente minime possono erodere centinaia di migliaia di euro di rendimento potenziale.
Questo non significa che tutti i prodotti bancari siano “sbagliati”, ma che l’unico criterio di scelta non può essere la fiducia nel "marchio".
Un consulente davvero indipendente parte da te — dai tuoi obiettivi, dal tuo profilo di rischio, dalla tua situazione patrimoniale — e costruisce una strategia scegliendo strumenti da tutto il mercato, non solo dal catalogo interno.
2. Ti parla di rendimento, mai di rischio (né di costi)
Un altro segnale tipico è la narrazione orientata solo ai risultati positivi: grafici in crescita, performance storiche, paragoni con l’indice di riferimento.
Ma il rendimento, da solo, non dice nulla.
Ogni rendimento va interpretato insieme al rischio, al tempo e ai costi sostenuti per ottenerlo.
Molti private banker evitano questi temi perché complicano la conversazione e rendono meno “seducente” la proposta.
Spiegare che un fondo ha reso il 6% ma con una volatilità del 12%, o che il rendimento reale netto — dopo tasse e costi — è in realtà del 2,5%, non è una grande leva di vendita.
Il risultato è che il cliente percepisce il proprio portafoglio come performante, quando in realtà sta correndo più rischi di quelli necessari e sta pagando più di quanto immagina.
Un consulente indipendente, al contrario, misura e comunica il rischio prima del rendimento.
Analizza la coerenza tra il portafoglio e gli obiettivi, calcola la volatilità, la correlazione tra strumenti e il rendimento netto previsto.
Ti mostra quanto ti costa davvero ogni prodotto, quanto rendimento stai lasciando sul tavolo e quanto potresti recuperare ottimizzando la struttura dei costi.
La trasparenza è la condizione per prendere decisioni consapevoli.
3. Ti fa sentire seguito, ma non libero
Uno dei punti di forza del private banking è la relazione personale.
Un referente dedicato, disponibile, attento alle tue esigenze, pronto a offrirti soluzioni “personalizzate”.
Ma attenzione: non tutta la personalizzazione è sinonimo di libertà.
Molte gestioni patrimoniali e prodotti strutturati sono costruiti in modo da vincolare il cliente per anni, con costi di uscita elevati, penalità o complessità operative.
Questo rende difficile ristrutturare il portafoglio o spostare il patrimonio altrove, anche quando non sei soddisfatto dei risultati.
Inoltre, la “cura” del cliente importante — appuntamenti riservati, inviti esclusivi, condizioni apparentemente preferenziali — può diventare una forma di fidelizzazione emotiva: più ti senti considerato, più è difficile mettere in discussione il sistema.
Ma la vera professionalità non si misura dalla cortesia, si misura dalla libertà di scelta che ti lascia chi ti consiglia.
Un consulente indipendente non ha bisogno di trattenerti: ti convince con i risultati e con la trasparenza.
Puoi uscire quando vuoi, perché il suo guadagno non dipende dai prodotti che possiedi, ma dal valore che crea per te.
Cosa fare allora?
Quando si parla di investimenti, non basta affidarsi ciecamente a qualcuno. Serve capire come funziona il sistema che gestisce i tuoi soldi.
Le banche non sono nemiche, ma hanno logiche economiche proprie — e conoscere queste logiche è il modo migliore per proteggere il tuo patrimonio.
Capire da dove arrivano i costi, quali interessi muovono le proposte e come vengono remunerati i professionisti che ti seguono è la base di ogni decisione finanziaria consapevole.
Solo così puoi valutare con lucidità se ciò che ti viene consigliato serve davvero ai tuoi obiettivi o solo a chi te lo propone.
La verità è che in finanza, la fiducia è importante, ma la trasparenza lo è di più.
Se vuoi imparare a leggere tra le righe delle proposte bancarie e a far lavorare davvero il tuo denaro per te, iscriviti alla newsletter di Plannix.
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