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Pensioni
7 giu 2024
Come Investire per la Pensione dei Liberi Professionisti
Non è semplice per un libero professionista capire come poter integrare la propria futura pensione. In questo articolo, vogliamo dunque aiutarti a capire, con parole semplici, che cosa devi fare per costruire la tua pensione integrativa.
Ecco cosa troverai in questo articolo:
Perché è importante che i liberi professionisti integrino la propria pensione.
I fondi pensione per i liberi professionisti: tipologie e aspetti da considerare
Fondi pensione: ha senso aderire per il risparmio fiscale?
Come i liberi professionisti possono investire per integrare la propria pensione
1. Perché è importante che i liberi professionisti integrino la propria pensione
Per i liberi professionisti, garantire una pensione adeguata è una vera e propria sfida.
Senza un datore di lavoro che contribuisca ad un fondo pensionistico, la responsabilità di pianificare e garantire una pensione ricade interamente sulle loro spalle.
Se usata bene, questa autonomia può essere vantaggiosa in alcuni casi, ma comporta anche molti rischi se non si pianifica con attenzione.
È notizia ormai nota che la sostenibilità dell'attuale sistema pensionistico italiano è fonte di preoccupazione.
Questo non significa che si arriverà per forza al collasso, ma le pensioni future saranno sempre meno adeguate.
Cosa deve fare, quindi, un libero professionista?
Secondo quanto emerge dal recente Osservatorio sulla Previdenza 2024, condotto su un campione di 1.322 persone, gli italiani vedono la pensione sempre più lontana, ma la maggioranza di loro non cerca soluzioni al problema.
Con una popolazione sempre più anziana e le nascite in costante calo, tra qualche anno non ci sarà più una base di lavoratori sufficiente a coprire il fabbisogno delle pensioni.
Come sta già accadendo, tra le misure volte a ridurre questo impatto, ci sarà inevitabilmente quella di ridurre gli importi erogabili.
Oltre a questo, una delle principali ragioni per cui è cruciale integrare la propria pensione è la variabilità del reddito.
Infatti, contratti intermittenti, periodi di inattività e redditi meno regolari rendono imprevedibili i contributi pensionistici, e questo problema interessa in particolar modo i liberi professionisti.
Di conseguenza, l’importo finale disponibile al momento del ritiro potrebbe non essere sufficiente per mantenere un tenore di vita adeguato.
Un altro fattore importante, spesso sottovalutato, è l’inflazione.
Il costo della vita tende infatti ad aumentare nel tempo, riducendo il potere d'acquisto dei nostri risparmi accumulati.
Il rischio è quello di vedere diminuire il valore reale dei soldi che serviranno al momento della pensione.
In parole semplici, se oggi 1.000 euro coprono determinate spese, tra 20 o 30 anni gli stessi 1.000 euro copriranno delle spese inferiori.
Integrare la pensione con strategie di investimento appropriate quindi non solo aiuta a mitigare questi rischi, ma offre anche l’opportunità di migliorare il proprio benessere finanziario futuro.
Quali possono essere gli strumenti da utilizzare?
2. I fondi pensione per i liberi professionisti: tipologie e aspetti da considerare
Quando si tratta di scegliere un fondo pensione, i liberi professionisti hanno diverse opzioni: i fondi pensione aperti e i Piani Individuali Pensionistici (PIP), e in alcuni casi i fondi negoziali.
I fondi pensione aperti si caratterizzano dal fatto che chiunque può aderirvi, indipendentemente dalla propria categoria lavorativa di appartenenza, offrendo quindi la maggiore flessibilità.
I Piani Individuali Pensionistici (PIP), anch’essi aperti a tutti, pur essendo nella forma dei contratti di assicurazione sulla vita, sono a tutti gli effetti dei fondi pensione.
Per entrambe queste opzioni l’adesione è volontaria, su base individuale e indipendente dalla condizione lavorativa (si può aderire anche se al momento non si svolge alcuna attività lavorativa) e questo è cruciale per un libero professionista.
Per alcuni liberi professionisti è inoltre data l’opportunità di scegliere un fondo pensione negoziale, la cui origine, come indica il termine “negoziali”, è di natura contrattuale collettiva: quindi, dipendenti del settore privato che appartengono alla stessa categoria contrattuale, alla stessa impresa o territorio e dipendenti del settore pubblico.
Oppure, come nel nostro caso, l’istituzione può essere effettuata anche dalle casse professionali o da accordi tra lavoratori autonomi e liberi professionisti, promossi dalle relative associazioni di categoria.
Ma come scegliere il fondo pensione?
Un aspetto cruciale nella scelta del fondo pensione è la selezione del comparto di investimento.
Prima ancora dei rendimenti e prima ancora di capire quanto costano questi prodotti, l’aspetto da valutare è il tempo che ci resta per raggiungere la pensione.
L’orizzonte temporale è infatti una prima linea di scrematura per la scelta del fondo.
I fondi pensione offrono generalmente diversi comparti, che variano in base al potenziale di rendimento e al livello di rischio, spaziando dai comparti più conservativi (obbligazionari) a quelli più aggressivi (azionari).
La selezione del comparto dovrebbe essere allineata con l’orizzonte temporale e la propensione al rischio del singolo professionista.
Per chi, come molti, ha un orizzonte temporale di 15 anni o più alla pensione, è consigliabile optare per un comparto che contenga più azionario possibile.
Mentre chi è vicino alla pensione (5 anni o meno ad esempio) dovrà preferire un comparto più prudente, con una percentuale ridotta di azionario.
Questo perché le azioni offrono rendimenti superiori rispetto ad altri strumenti finanziari nel lungo periodo, ma nel breve termine sono soggette a oscillazioni maggiori.
Se abbiamo molto tempo, possiamo versare maggiori contributi nel fondo pensione, esporci di più all’azionario, ottenere maggiori rendimenti annuali e quindi maggiori guadagni.
Infatti, il tempo permetterà di coprire i rischi delle varie oscillazioni.
Mentre, se come dicevamo, l’orizzonte temporale è breve meglio non prendersi rischi inutili, ma scegliere un comparto che ha come obiettivo quello della conservazione del capitale investito (o al massimo quello di tenere il passo con l’inflazione).
Fatta la prima scrematura, un altro aspetto fondamentale da considerare nella scelta di un fondo pensione è il costo.
I costi possono variare notevolmente tra i diversi prodotti, influenzando significativamente il rendimento netto dell’investimento.
È essenziale valutare con attenzione questa voce, per evitare di erodere i guadagni potenziali.
Sui costi potremmo parlare per ore, per questo motivo ti rimandiamo a questa guida ai costi bancari.
Qui andiamo sul pratico, sintetizzando gli aspetti cruciali.
Puoi trovare i costi dei fondi pensione che hai già o che stai scegliendo sul sito della COVIP, la Commissione di Vigilanza sui fondi pensione.
COVIP mette a disposizione per tutti i fondi l’ISC, ossia l’Indicatore sintetico dei costi.
Si tratta di una percentuale che misura quanto incidono annualmente sulla tua posizione individuale i costi che sostieni aderendo a una forma pensionistica.
È un indicatore utilissimo che:
permette di confrontare agevolmente i costi delle diverse forme pensionistiche, anche per comparti:
si riduce all'aumentare della permanenza nella forma pensionistica, poiché i costi fissi iniziali (commissioni di entrata ad esempio) vengono poi ammortizzati nel tempo
Andando sul Sito della Covip e selezionando la voce “per il cittadino”, trovi questa scheda che ti permette di valutare ogni fondo pensione.
Esempio di fondo pensione per liberi professionisti
Luca e Giulia hanno entrambi 40 anni e prevedono di andare in pensione tra 20 anni.
Entrambi versano nel fondo solo il contributo che serve per abbattere l’imponibile IRPEF, quindi 5.164€.
Luca sceglie un fondo pensione aperto con un comparto azionario che ha costi annui dell'1% e un rendimento annuo lordo del 6%.
Giulia, invece, opta per un fondo pensione aperto con un comparto bilanciato che ha costi annui del 2% e un rendimento annuo lordo del 3%.
Alla fine del periodo, Luca avrà accumulato un capitale notevolmente superiore rispetto a Giulia, grazie ai rendimenti più alti e ai costi più bassi del suo fondo pensione.
Luca andrà in pensione con circa 172.000€ accumulati nel fondo (di cui 67.000€ dovuti ai rendimenti), mentre Giulia avrà solo 113.000€ euro (soltanto circa 10.000€ di rendimenti).
Un mancato guadagno da parte di Giulia di quasi 60.000€.
Questo dimostra l'importanza di scegliere il giusto comparto di investimento e di considerare attentamente i costi di gestione.
3. Fondi pensione: ha senso aderire per il risparmio fiscale?
Abbiamo parlato di vantaggi fiscali non a caso.
In Italia, i contributi versati ad un fondo pensione sono deducibili dal reddito imponibile fino a un massimo di 5.164,57 euro all’anno, riducendo così l'imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF).
Questo, come molti erroneamente credono, non vuol dire che le tasse si riducono di 5.164€.
Semplicemente, il versamento al fondo (max 5164€/anno) viene sottratto dal reddito dichiarato prima che venga applicata l’aliquota prevista, riducendo le imposte da versare.
Facciamo un esempio per capire meglio.
Il reddito è scomposto in tante parti quanti sono gli scaglioni e a ciascuno è applicata l’aliquota di riferimento.
Dal 1° gennaio 2024 gli scaglioni sul reddito sono 3:
per i redditi fino a 28.000 euro – aliquota 23%;
per i redditi superiori a 28.000 euro e fino a 50.000 euro – aliquota 35%;
per i redditi che superano 50.000 euro – aliquota 43%
Quindi, se il reddito lordo è stato di 24.000€ si ricade per intero nel primo scaglione, per un totale di 5.520 euro di imposte IRPEF (24.000€ * 23%).
Se il reddito è stato di 62.000 euro si ricade in tutti e tre gli scaglioni IRPEF, compreso il secondo con aliquota al 35% e l’ultimo con aliquota del 43% per la parte eccedente i 50.000 euro.
In questo caso, quindi, l’IRPEF totale è pari a 19.300 euro.
28.000€ * 23% prima aliquota (fino a 28.000€) = 6.440€
22.000€ * 35% seconda aliquota (28k fino a 50k) = 7.700€
Quello che rimane dei 62.000€, quindi 12.000 * 43% (>50k) = 5.160€
IRPEF totale: 19.300€
Se, invece, si contribuisce a un fondo pensione con un importo, esempio, di 5164€ (il massimo per beneficiare della deducibilità):
Nel primo caso l’IRPEF non si calcola più su 24.000€, ma su 18.800€, quindi la nuova IRPEF dovuta sarà di 4.332€ (non più 5.520€). Un risparmio di 1.190€ circa.
Nel secondo esempio, invece, facendo i calcoli, il risparmio fiscale sarà di 2.220€.
A conti fatti, il risparmio fiscale non è esagerato; per questo non dovresti investire in un fondo pensione soltanto per questo motivo.
Potrebbe essere un richiamo delle Sirene che ti fa sbattere rovinosamente sugli scogli.
Infatti, potresti essere “incantato” da un consulente di una banca o di un assicuratore che ti vuole vendere un fondo pensione costoso solo per un risparmio fiscale modesto.
Ora hai gli strumenti giusti per capire la scelta migliore da fare.
4. Come i liberi professionisti possono investire per integrare la propria pensione
Investire per la pensione è essenziale per i liberi professionisti.
L’assegno pensionistico sarà generalmente inferiore al reddito ottenuto durante la vita lavorativa, creando il cosiddetto gap previdenziale.
Non è immediato quantificare e ottenere una stima del proprio gap previdenziale e, di conseguenza, riuscire a determinare un obiettivo di capitale minimo da raggiungere per colmarlo.
In Plannix abbiamo un calcolatore per valutare questo dato.
Inserendo i tuoi dati reddituali avrai una stima, anno per anno, della futura pensione e del relativo tasso di sostituzione.
È dunque importante considerare quali sono le migliori strade da percorrere per prevenire questo rischio, e compensare le entrate mancanti.
Investire su un fondo pensione soltanto per il risparmio fiscale è molto rischioso in termini economici.
Intanto perché il massimo risparmio annuo è ottenuto soltanto da coloro che hanno un reddito maggiore, lo abbiamo visto nell’esempio di prima.
Chi ha un reddito basso non ottiene questo grande beneficio.
Il rischio è quello di pagare il 2/2,5% di commissioni ogni anno sul controvalore investito nel fondo pensione che ci fa dedurre 1.000€ scarsi di IRPEF.
Il gioco non vale la candela.
Il secondo rischio è quello di scegliere un fondo pensione totalmente a caso o fidandoci di qualcuno che guadagna personalmente da quel suggerimento.
Senza sapere quanto costa, da cosa è composto (se troppo azionario o troppo poco in base al mio profilo), quanto ha reso in passato, qual è il comparto scelto.
Tirando le somme, se le condizioni lo permettono - come un reddito alto e la possibilità di “lasciare spazio” anche ad altri investimenti con ulteriori risparmi - allora si può optare per un fondo pensione aperto (i PIP sono in generale molto costosi), con costi bassi, un comparto azionario e uno storico di rendimenti annui congruo.
Non sono molti, ma il mercato offre qualcosa di buono a queste condizioni.
In tutti gli altri casi, un libero professionista potrebbe benissimo valutare altri tipi di ragionamenti.
Dovrebbe preferire infatti l’investimento in un portafoglio finanziario ben diversificato, con costi inferiori, composto da strumenti più efficienti.
Questo tipo di opzione offre sicuramente maggiore flessibilità e potenzialmente rendimenti migliori.
Ma quali strumenti scegliere tra le migliaia a disposizione?
Quanto investire su ognuno di essi?
Come costruire un portafoglio?
Come associare questi strumenti ai tuoi obiettivi di investimento?
Se già possiedi le risposte a queste domande, ottimo! Sei sulla giusta strada per impostare correttamente il tuo piano di investimenti.
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